Iniziando a frequentare il centro per DCA ci è stata data la possibilità di fare un'ora di musicoterapia settimanale. Inizialmente non sapevo cosa fosse, dal nome potevo intuire che si trattasse di musica, ma effettivamente non mi aspettavo che quest'attività fosse così ricca di emozioni, sensazioni, di scoperte. Le prime volte...

non presi molto seriamente queste lezioni, infatti, non mi soffermavo, come da indicazioni dell'esperto, alle percezioni che avvertivo, mi limitavo all'ascolto passivo ed alle distrazioni vicine. Poi con la vicinanza della terapeuta capii che questo mio comportamento non mi aiutava, anzi era un ennesimo modo di nascondere il mio dolore, i miei stati d'animo, rafforzando la mia condizione di chiusura. Con timore iniziai a mettere in pratica quei consigli e mi sentivo come un vulcano prima dell'esplosione. Non immaginavo che la musica avrebbe suscitato in me tali sensazioni: il cuore era a mille, il respiro corto, le gambe tremavano, e per non parlare della voce che faceva fatica ad uscire, gli occhi pieni di lacrime... Lo sfogo iniziale fu di scrivere su un foglio cosa stesse accadendo dentro di me, ciò che le parole non dissero, il corpo le mostrò. Con stupore mi sentii più libera quando tirai fuori quei macigni che mi assalgono tutt'ora e mi tengono intrappolata. E fu in questo momento che la rabbia prese il sopravvento in me, sia perché mi sentivo allo scoperto, sia perché mi vergognavo e non volevo che gli altri pensassero che fossi debole. Fu strano vedere negli occhi delle persone a cui tengo lacrime di commozione per me, non avrei mai voluto vedere ciò, mi sentii ancor di più in colpa della mia condizione ed avvertii una vicinanza da parte loro per pena. Penso che questo fu il momento in cui mi crollò il "mondo" addosso, ero piena di persone intorno, ma dentro mi sentivo terribilmente sola, un'estranea in casa, un'anormale con gli amici. Ero in un perenne stato confusionale che attutivo in modo disfunzionale e distruttivo. Durante l'ora di musicoterapia mi disconnettevo totalmente, ed ecco che dall'eccesso di sensazioni, arrivai ad una stanchezza emotiva che si tradusse in apatia. Non me ne importava più nulla di me, di come stavo, di come apparivo, del vuoto che provavo e delle cose che non mi andava più di scrivere su quel foglio. Mi sembrava una perdita di tempo. Per fortuna ad una persona a me molto cara ciò non stava bene, anzi mi rimproverava molto di questa mia apatia, del mio voler dormire, del non voler partecipare alle attività. Per la prima volta dopo tanto tempo non mi sentivo più sola, ma c'era questa vicinanza che con semplicità e gentilezza mi stava accanto. Lei capì la difficoltà a fare l'ora di musicoterapia, in quanto le volte precedenti espressi la volontà di andarmene, e rivoluzionò l'attività, la rese diversa più partecipativa e liberatoria. Fu un'esperienza per me fantastica: l'attività consisteva di mettere al centro del tavolo un cartellone, ascoltando musica già selezionata dal tecnico, dovevamo scegliere un'emozione da rappresentare su di esso, cambiando posto ad ogni cambio di canzone. Mi divertii molto e riuscii di nuovo a rappresentare le mie emozioni e a scriverle. Con ciò posso affermare che il potere della musica è grande, ma si beneficia dei suoi effetti soltanto se si è disposti a farlo, accettando tutto, gioia e lacrime, e se affiancati da persone professionali, sensibili e che fanno sentire concretamente la loro presenza.

 

 

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